Berlino 1946. Nella Germania occupata dalle truppe degli alleati si svolge la caccia a coloro che sostennero il regime nazista in tutti gli ambiti della vita civile, com- preso quello artistico. Nell’ufficio del comando ameri- cano, si fronteggiano il maggiore Arnold e il famoso direttore d’orchestra tedesco Furtwangler. Il primo, rozzo, privo di cultura, detesta la musica classica. Nella vita civile è un venditore di polizze assicurative, un uomo che ha visto di persona gli orrori delle camere a gas. Il secondo, acclamato insieme a Toscanini come il più grande direttore d’orchestra dell’epoca, è un aristo- cratico, raffinato e presuntuoso, che fatica a non per- dere la sua compostezza e il suo ostentato senso di superiorità.
Il duello, incalzante, teso, ricco di colpi bassi si com- plica con la presenza di altri personaggi: testimoni chiamati a deporre con le loro storie ambigue, spie che rivelano particolari imbarazzanti, una segretaria che nasconde un pesante segreto. In fondo quello che Harwood mette in scena è un rebus morale delicatis- simo: può un artista dedicare tutta la sua vita alla pro- pria arte, ritirandosi nella propria “ torre d’avorio “, senza prendere posizione nei confronti del dramma che si consuma di fronte a lui? Con molta abilità dramma- turgica la verità viene presentata divisa e sono gli spet- tatori, alla fine di uno spettacolo, teso come la corda di un violino, a dover fare le proprie scelte.